Roma in rima - Sonetti e poesie in romanesco di Stefano Agostino

Frammenti di Roma,I sonetti romani

28 Aprile 2010

Piazza Trilussa

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piazza trilussa

Piazza Trilussa

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Sapessi mo’ com’è c’hanno ridotto,

la piazza a cui j’hai arigalato er nome,

tornassi oggi e vedessi come,

certo faresti ‘n’artro quarantotto.

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Quasi a ‘nfanga’ er “salustrico” cognome,

l’hanno fatto domignio ininterotto,

decine de zozzoni pisciasotto,

o perdiggiorno a daje ‘n soprannome.

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“Toc toc!”, – la porta, “àrivo, chi è che bussa?”

Baffo, cappello, carta e calamaio,

la penna in mano, arisponne “Trilussa”.

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Me dice – So’ venuto a cambia’ insegna,

visto che mo’ è ridotta ‘n puttanaio,

ce faccio scrive “piazza cazzo e fregna!”

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Stefano Agostino

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  1. Splendido, complimenti Stefano.

    Comment by Massimiliano "Bariggio" — 28 Aprile 2010 @ 09:41
  2. E’ vero, Piazza Trilussa non è proprio un esempio di decoro da parte dei suoi frequentatori, ma è tutt’oggi cuore pulsante della vita notturna trasteverina dove la Roma “stradarola” si incontra, beve, suona, canta, ride. Questo è significativo perchè la gioventù romana mantiene viva la tradizione di ritrovarsi in una piazza storica piuttosto che in qualche spersonalizzato centro commerciale.

    Comment by Silvio — 28 Aprile 2010 @ 10:00
  3. Povera Roma nostra, sempre più spesso usata e poi gettata. Piazza Trilussa è un esempio, ma sono meno ottimista di Silvio, nn credo che i suoi frequentatori notturni siano a conoscenza dell’importanza di questa storica piazza. E’ solo una moda, un giro di affari, altrimenti mostrerebbero più rispetto per le persone e per Roma.

    Comment by Federica_Perla — 28 Aprile 2010 @ 10:53
  4. Grandissimo Stefano, Salustri sarebbe orgoglioso di essere tuo concittadino

    Comment by Paolo Bighorn — 28 Aprile 2010 @ 18:06

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