Senza titolo
Senza titolo
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Dà un titolo nun sempre è appropiato,
così a un sonetto, come a ‘na perzona,
basta sòrtanto che ce se raggiona,
più che dipinge un quadro, fa er copiato.
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Si a ‘ntitolà più spesso è cosa bòna,
che aiuta a capì er tema e fa un tracciato,
a vòrte fa un riassunto ch’è sbajato,
che un giudizzio attento nun perdona.
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Nun sempre pò stà tutto addentro a un nome,
anche si è in bella vista e in neretto,
senza sapè mai er quando, er dove e er come.
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Chi nun ce s’accontenta cor grassetto,
o a giudicà l’omo dar soprannome,
avrà capito quer che ho scritto e ho detto.
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Stefano Agostino
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Bnagiornata Ste’, puro se piovosa. C h’ho da di’ ‘n merito a ‘sto sonetto? Boh! Sarò ‘gnorante o forze nun me tòcca, però nun c’ho capito ‘n acca. E’ troppo ermetico e io sto a diventa’ arterosclorico.
‘Svardo, questo sonetto vuole essere una critica nei confronti di chi, probabilmente perchè è più facile creare contenitori che capire cosa metterci dentro, è abituato ad etichettare una persona attraverso un titolo, un attributo, un soprannome e ricondurre, quindi, qualunque sua azione a quello stereotipo che si è costruito. Ogni essere umano è dotato, invece, di tante sfaccettature, cosa che rende difficile, se non impossibile, qualificarle tutte sotto un unico “titolo”. Farlo rischia di non ricomprendere aspetti determinanti di quell’individuo e come in uno zoom, finisce per inquadrare i particolari, ma non dare una visione completa. Lo stesso discorso fatto per un essere umano, può valere per una canzone, un libro, un quadro. Qualunque cosa sia il prodotto di una serie di emozioni e sentimenti il cui spettroscopio è sempre determinato dal coacervo di sensazioni che ha ispirato l’autore. Spero di aver chiarito meglio il senso del sonetto. Grazie per il tuo commento.
Giusto, quello che conta è LA CICCIA !!!
SempreForzaRoma
E’ un sonetto molto bello, anche se non di facile comprensione, ma l’hai spiegato chiaramente ed è proprio come dici tu grande Stefano. Che ne pensi di stasera? Io ho poca fiducia, speriamo bene! SEMPRE FORZA ROMA
Letizia, grazie per i complimenti. Quanto a stasera, mi chiedi che ne penso. Ti do dimostrazione della pluralità di sfaccettature a cui mi riferisco anche nel sonetto. La mia parte decisamente preponderante, quella ultrà, ti risponde che vinciamo 11 a zero con gol di Doni. L’altra quella più sportiva teme la fisicità dei giocatori ucraini, il vecchio volpone di Lucescu e la deficitaria condizione psico-fisica dei nostri. Sempre forza Roma.
Grazie Ste’, ce voleva la chiave de lettura e me l’hai ampiamente data. Tanta gente nun è quella che vòle appari’. L’apparenza è er titolo, ma er contenuto (carattere, fisicità, intelligenza, e altro) ce litiga.
Ciao a tutti. Giusto ‘Svardo, riferito ai nostri eroi milionari vedo molta apparenza (campione, professionista) e poca sostanza ( carattere, fisicita’, intelligenza). Naturalmente quando si tratta di ritirare lo stipendio a fine mese sono tutti grandi professionisti, salvo poi tirarsi indietro quando gli si fa una critica o peggio vengono mandati in panchina. Allora apriti cielo, diventano bambinoni viziati, lo spogliatoio si spacca e i risultati non vengono. L’anno scorso è stato un miracolo di gruppo, un tutt’uno tra societa’, squadra e tifosi. Quest’anno meglio sorvolare. Spero che stasera sappiano almeno onorare con una grande prestazione Fabrizio ! Daje roma Daje.
Sarà pure vero, che, come scrive Stefano, “Ogni essere umano è dotato, invece, di tante sfaccettature, cosa che rende difficile, se non impossibile, qualificarle tutte sotto un unico “titolo”.”
Epperò ci sono eccezioni. Io ne conosco una: “Stefano ASR69”. E’ un Grande. Stefano the Great. Punto. Basta un unico titolo, in questo caso. E chissene delle sfaccettature: gli endecasillabi so sempre endecasillabi, nun se scappa.
Detto da un GRANDEcorno come te vale doppio. Nun riesco a trovà un modo a ditte grazzie … (se non con un endecasillabo come quest’ultima frase)