Roma in rima - Sonetti e poesie in romanesco di Stefano Agostino

I sonetti romani,Romanamente

12 Febbraio 2016

Fin quanno er monno

Fin quanno er monno

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Fin quanno er monno areggerà se stesso

solo sur dio, quello uno e “quatrino”,

nun c’è da stà a scrutà segni ar destino,

pe poi scoprì che ‘gni futuro è un cesso.

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L’economia, pilastro der casino,

che pò annà a carte quarantotto adesso,

scatena li probbremi cor rifresso

su ‘gni omo, dar più granne ar più piccino.

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Così che scatta già er panico in Borza,

fortune immenze se ne vanno in stracci

e pe sarvà le chiappe c’è ‘na corza.

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Pe corpa de loschissimi tipacci,

che ‘gni crisi economica arinforza,

l’anima loro e de li lor mortacci.

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Stefano Agostino

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  1. Fin quanno er monno areggerà se stesso
    solo sur dio, quello uno e “quatrino”,
    nun c’è da stà a scrutà segni ar destino,
    pe poi scoprì che ‘gni futuro è un cesso. … (continua)

    Comment by Stefano — 12 Febbraio 2016 @ 08:28
  2. Il denaro, ossia l’egoismo, è ciò che muove il mondo, e fin quando sarà così regneranno disuguaglianze e ingiustizie!!!

    Comment by Silvio — 12 Febbraio 2016 @ 09:28
  3. Il denaro è lo sterco del diavolo: cosa ci si può aspettare da lui!?
    Buona giornata.

    Comment by letizia — 12 Febbraio 2016 @ 10:52
  4. Già dal lontano passato, quale unità di scambio, si usava il sale, o le pecore (pecus); quindi occorrerebbe tornare ancora più indietro e dare valore agli scambi secondo l’utilità dell’oggetto scambiato. Forse, dico forse, all’epoca funzionava tranquillo, ma ho i miei dubbi. Penso che si litigava anche in modo acerrimo. C’è sempre stato il desiderio della cosa degli altri e, per mitigare tale forma di egoismo, sono sorte le varie religioni a normalizzare i rapporti tra persone e comunità. “Niente di nuovo sotto il sole”

    Comment by 'svardo AsR '929 — 12 Febbraio 2016 @ 12:39

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