Roma in rima - Sonetti e poesie in romanesco di Stefano Agostino

I sonetti romani,Romanamente

3 Dicembre 2014

Incubbo notturno

Incubbo notturno

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Che incubbo. Che sogno brutto brutto.

Stavo davanti a un fojo tutto bianco,

la penna in mano eppoi gnent’artro ar fianco,

che poi poteva èsse dapertutto.

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No, m’aricordo pure de quer banco

su cui ero seduto, e questo è tutto,

perché p’er resto io stavo a l’asciutto

senza più rime in testa e verzi manco.

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Nun me veniva un becco de quartina,

penzavo e ripenzavo a un quarche verzo,

ma nun rimavo manco in “ino” e “ina”.

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Er fojo che me guarda de traverzo,

poi peffortuna fa: “Sveja! È matina!

Ma va a dormì, ch’è notte fonna e scherzo!”

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Stefano Agostino

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  1. Che incubbo. Che sogno brutto brutto.
    Stavo davanti a un fojo tutto bianco,
    la penna in mano eppoi gnent’artro ar fianco,
    che poi poteva èsse dapertutto. … (continua)

    Comment by Stefano — 3 Dicembre 2014 @ 08:25
  2. E’ un retaggio che perseguita un po’ tutti quello del panico innescato dagli esami di maturità…

    Comment by Silvio — 3 Dicembre 2014 @ 11:43
  3. Ma io non credo che tu possa avere questo tipo di incubi: sei troppo bravo!

    Pensiero del giorno molto condivisibile!

    Comment by letizia — 3 Dicembre 2014 @ 13:14
  4. Ah, beh, meno male… io tempo fa ebbi un incubo ben peggiore, sognai di perdere la memoria e diventare lahttp://it.what-character-are-you.com/m/it/303/index/1657.html?utm_source=Facebook&utm_medium=desktop&utm_campaign=trafficcheckzzzziale… me so svejato tutto sudato… che incubo!

    Comment by pablo bighorn — 3 Dicembre 2014 @ 21:37

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