Er Nasone
Er Nasone
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Stai ferma lì, chissà chi te cià messo,
la faccia cor beccuccio a pennolone,
pe l’artri “fontanella”, qui “Nasone”,
dijelo ar cane che te crede un cesso.
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Hai dissetato un sacco de perzone,
sputanno l’acqua, pure si in eccesso,
che a ripenzacce un po’ deppiù adesso,
chi cacchio l’ha pagata ?!? Pantalone ?!?
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Ma che tristezza mó sapette chiusa,
là sola su a l’incrocio, in fonno ar viale,
nemmanco più un fioraro, ormai, te usa.
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Prodiggio der progresso nazzionale,
t’hanno piombata, come ’na reclusa,
pe daje spazzio a l’acqua minerale.
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Stefano Agostino
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E’ stato il primo sonetto che ho scritto che non riguardasse la Roma. Era il 7 novembre 2007 e l’ho voluto battezzare “er Nasone”. Oggi, 7 novembre 2024, a distanza di tanto tempo da quel giorno e dopo che di sonetti ne ho pubblicato qualcuno in più, lo propongo di nuovo perché è sempre bello non ricominciare, ma trovare un nuovo inizio.
Ce n’era una proprio sotto casa, con una fila lunga lunga di persone che attingevano l’acqua fresca! Era d’estate. Bei tempi passati. Ora beviamo l’acqua minerale che chissà da quanto tempo è imbottigliata: a volte il progresso è solo un recesso!
Buona Giornata.
“Er Nasone”
Quanti bei ricordi!
La tipica fontanella romana in ghisa fa ormai parte della storia di questa città come i sampietrini. Nasone patrimonio dell’umanità!