La scòla
La scòla
Quant’è importante te n’accorgi grande,
quanno la fai, che ce sei costretto,
te ‘nfili parastinchi, casco e ermetto,
e co’ la latta copri le mutande.
Da quanno che te scopri scolaretto,
fino a che cjai speranze diplomande,
pare più corta Appennini-Ande,
fatta o tutta a piedi o ‘n vaporetto.
Quanno finisce è solo che ‘na festa,
vòresti butta’ i libri dar terazzo,
e cancella’ la scòla da la testa.
Ma nun lo fa, e te lo dice ‘n pazzo,
che ‘n passa giorno senza che nun resta,
a pensa’ a quanno ch’era quer ragazzo…
Stefano Agostino
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Stefano grazie mille del pensiero, sei davvero Unico. Grazie anche a nome della tua nipotina Giulia che tanto ti adora e te lo dimostra ogni volta che ti vede…Grazie zio, ti voglio tanto bene!!!
Comment by Adriano — 16 Settembre 2009 @ 10:31Il periodo più bello della nostra vita lo rivalutiamo troppo tardi quando ormai è andato. Ma “a pensà a quanno ch’era quer ragazzo” mi fa venire in mente un archivio, dove ci sono tutti i ricordi, belli e meno belli, e fino a che esisteranno questi ricordi, anche se con molta nostalgia, esisterà sempre “quer ragazzo”. Grazie Stefano per l’ennesima emozione.
Comment by Massimiliano "Bariggio" — 16 Settembre 2009 @ 10:36Adriano, la tua fantastica figlia, nonchè mia nipotina, si merita tutto questo. Grazie. Bariggio, mettici pure che io e te abbiamo fatto anche lo stesso liceo…
Comment by Stefano — 16 Settembre 2009 @ 10:51Quanto sono vere queste parole Stefano…quanto sarebbe bello poter tornare sui banchi di scuola con la consapevolezza che abbiamo oggi della spensieratezza di quei tempi e delle possibilità che la vita ci stava dando in quel momento…
Comment by Luisa — 16 Settembre 2009 @ 10:59Tuttavia, ogni momento della vita ha il suo tempo e anche se quegli attimi sono andati, nel ricordarli, possiamo mantenere vivi in noi stessi quei pensieri, quelle emozioni, quelle sensazioni di vita che abbiamo vissuto e cercare di riviverli ora, in questo momento della nostra vita, nella attuale realtà quotidiana, con la consapevolezza di essere adulti e di essere quello che siamo anche grazie a quello che eravamo in quei giorni ormai trascorsi…
Un bacio speciale 😉
Luisa, è vero. Ogni giorno si fa nuova esperienza e noi siamo quel che siamo oggi, anche perchè siamo stati quel ch’eravamo tra quei banchi, ieri. Grazie.
Comment by Stefano — 16 Settembre 2009 @ 11:13Sono ricordi lontani e un po’ nostalgici quelli delle corse in classe alla campanella, della tensione alle interrogazioni, degli estenuanti “compiti in classe”, ma anche di ore di pesante noia o di risate nascoste, lunghi anni spensierati quando inconsapevolmente costruivamo il nostro futuro. La vita è proprio una ruota caro Stefano, tutto scorre, tutto passa, tutto ritorna, oggi la scuola la rivedo con gli occhi innocenti dei miei figli…!
Comment by Silvio — 16 Settembre 2009 @ 11:50Bellissimo questo sonetto…proprio bello! Complimenti!
Comment by Daniele Sololupo — 16 Settembre 2009 @ 13:38Silvio, bello riviverla attraverso i tuoi figli. Sololupo, grazie.
Comment by Stefano — 16 Settembre 2009 @ 15:23Purtroppo io ho non ho bei ricordi del liceo, a parte il fatto che avevo tutti 7 e 8 😛 Inoltre, la metà dei miei compagni di classe erano JUVENTINI (c’era anche una sparuta minoranza di laziali). x STEFANO e Max: a che scuola andavate?
Comment by Principessa — 16 Settembre 2009 @ 19:28Principessa, andavamo al fantastico Keplero (viale Marconi)
Comment by Stefano — 17 Settembre 2009 @ 07:27Io invece andavo al PESSIMO PAOLO ORLANDO dei Padri Pallottini e ho preso anche un voto BASSO alla maturià (48/60) 🙁
Comment by Principessa — 17 Settembre 2009 @ 21:58