Roma in rima - Sonetti e poesie in romanesco di Stefano Agostino

I sonetti romani,Romanamente

18 Agosto 2020

Pe chi abbandona er cane

Pe chi abbandona er cane

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Nun ciò inzurti in grado d’èsse boni

e appriopiati pe l’esseri umani

che lasseno e abbandoneno li cani,

da soli a abbajà a li lampioni.

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Si ce sò affetti veri, puri e sani,

sò quelli de li cani a li padroni …

e tu, vijacco e infame, l’abbandoni,

levannote ‘st’impiccio dar domani.

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Nun te lo pòi tené e pe ‘na vacanza,

lo lassi quinni ar cijo de ‘na strada

lo guardi a lo specchietto … in lontananza.

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Magara te succede un giorno uguale

d’èsse accannato … e spero che t’accada,

da chi er tuo amore scambia pe pitale.

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Stefano Agostino

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  1. Nun ciò inzurti in grado d’èsse boni
    e appriopiati pe l’esseri umani
    che lasseno e abbandoneno li cani,
    da soli a abbajà a li lampioni.

    Comment by Stefano — 18 Agosto 2020 @ 06:48
  2. Abbandonare a se stesso un animale domestico è un gesto crudele, efferato, spietato al pari del far del male ad un bimbo, e ciò perché in entrambi i casi la vittima non può difendersi. Se non viene condannato dalla giustizia terrena, questo crimine verrà comunque punito da quella divina!

    Comment by Silvio — 18 Agosto 2020 @ 09:56
  3. Quelli che abbandonano i loro animali non sono esseri “umani” sono bestie! La mia gattina aveva 18 anni: l’avevo presa dal cortile di casa quando aveva poco più di due settimane, è morta il 10 aprile di quest’anno portandosi via anche un pezzo del mio cuore! Non la dimenticherò MAI, mi manca tanto. Ciao Chicca ti voglio tanto bene, forse chissà se ti rivedrò in un altro mondo!
    Buona Giornata.

    Comment by letizia — 18 Agosto 2020 @ 11:42

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